mercoledì 20 febbraio 2013

Le poesie di Francesco Paolo Dellaquila


Francesco Paolo Dellaquila nasce a Barletta, città storica sull’Adriatico meridionale alla foce del fiume Ofanto, che ha dato i sui natali al famoso pittore impressionista Giuseppe De Nittis e al velocista campione del mondo Pietro Mennea con il quale Francesco ha frequentato l’Istituto Tecnico Commerciale.
La sua prosa, e ancor più la sua poesia, è sempre proiezione di uno sguardo che amalgama il visibile comune alla percezione individuale con una particolare predilezione verso l’inconsueto e l’ignoto. La necessità di raggiungere un linguaggio innovativo e fluido e il desiderio di comprendere le sue reali capacità, lo spingono ad iscriversi ad alcuni siti di poesia e a partecipare a diversi concorsi ottenendo ottimi risultati e consensi. Partecipa alla prima pubblicazione di un’antologia di poesie e alla richiesta di inserire un suo racconto breve nella raccolta “Realfiabe” edito Montedit. Aderisce ad una rassegna di poesia presso il Palazzo Lambertini di Matera, in seguito viene invitato a “O’Maggio in Poesia” presso Oliveto Citra in provincia di Salerno e, durante il mese di agosto, a Polignano a Mare, cittadina che ha dato i natali al grande Domenico Modugno.
Francesco conosce la musica ed è iscritto alla SIAE come autore. Ha composto testi e musiche di alcuni brani raccolti in un CD.
Pubblica il suo primo libro di narrativa onirica dopo un lungo e meticoloso lavoro di ricerca poetica durato diversi anni: L’Altro Senso. 
Dopo un momento di pausa e riflessione, decide di scrivere il suo secondo libro, un romanzo dal titolo: Il mistero del bacio nell'alonerosso di una rosa, storia di un amore che trascina i due personaggi in un travolgente e avvincente percorso avente lo scopo di esaltare e descrivere questo nobile sentimento dell’uomo. ()
Di recente ha pubblicato Semplicemente l’amore
Dice Paolo Polvani nella sua recensione:
- Scrivere d'amore è rappresentare questa dialettica, a volte impregnata di crudeltà, dei sentimenti. Il titolo della raccolta, “Semplicemente l'amore”, non lascia dubbi che si tratti di un vero e proprio canzoniere d'amore. Nessun cielo potrà essere azzurro – dichiara l'autore, aprendo la raccolta con la visione di un amore già pacificato, adulto, che ha raggiunto la maturità di un sentire profondo. La tua dolcezza è l'insieme del nettare di tutti i fiori del mondo – è un verso che indica in maniera sintetica, come ben si addice all'operazione poetica, quale sia per l'autore la visuale amorosa. -
Francesco è componente del gruppo Teatro d’Arte Web dove, tra l’altro, cura la realizzazione di video e musiche di sottofondo, pubblicati sia sulla pagina di facebook che su youtube.


* * * 


Il silenzio


Seduto alle mie spalle c’è un silenzio
che affoga per metà nel pavimento
esordiente sgretola le pareti
ha un nido al buio sospeso sotto l’arcata

sudditi per silenzio
i mobili portano lutto eterno
nell’aria uno spiffero di porta
resta se entra oppure se scappa

squama la pelle della schiena nuda
divora il fulcro bianco delle ossa
s’avvolge al capo, lega le mani
gonfia gli occhi e tappa la bocca

è il silenzio…

inocula gocce lente di paura
all’apparenza indolore incalza
propizio d’essere all’esordio
toglie anche la morte


* * * 


Sono anch’io animale di poesia


Sono anch’io animale di poesia
nella vastità
d’insulse lingue meglio mute.
Parole consumate
specchi, cielo, mare e luna
come gabbiani
farfalle
fiori, amore e monti.
Gonfio di plausi
ossido bugiardo d’antico in gola
di tanti verbi sotterrati e rinati
e riesumati pensieri sciocchi
un falò alto più di un monte
ed ecco che anche adesso
non manca il sempre consumato!


* * * 


Ottobre


Non c’è spazio
se ottobre non lo dormi ancora sulla sabbia
se ti lasci cadere la sua notte addosso
e parli col respiro che ancora non è suo

Ottobre ha la faccia di un neonato anziano
se c’è luce
e non ti lascia subito alla sera
non avrai più tempo

Una chiave pende dalla toppa
prima o poi anch’io sarò amato
portandomi alla tua porta
saprò bussare
col sangue dei fusti già in fermento
e ubriaco sarai libero con me di fuggire

Ma è tardi
Chopin suona il suo notturno
lascia il suo tempo, lascia tutto
... è ottobre


* * * 


Vorrei una sera


Vorrei una sera senza peccato
una sera con le mani nel fuoco delle stelle
senza paura di bruciami nel sole
largamente concesso all’altro mondo

Vorrei una sera col vero silenzio
non ingoiato dal dolore del corpo
la paziente condanna alla quiete
senza pelle addosso e nulla nel ventre

Vorrei una sera per amarmi
consumare il buio con gli occhi nel sonno
svestirmi lasciandomi nudo
stare nel freddo sotto un cielo
di fantasmi che fanno festa.

La mia arte muore
se fantasia non tocca l’altro santo


* * * 


E se non avessi più neppure la parola…


E se non avessi più neppure la parola…
andrei via
inutile mi si dica di non pensarci
di proseguire
di non dannarmi per capire

porto lo sguardo rovesciato
l’udito oltre il suono
odio e amore oltre confine
in tasca molte vittorie
ma anche l’ultima fine

intanto bussano alla porta
ecco… mi cercano
sono venuti a prendermi
finalmente
scoprirò ‘io’ chi sono


* * * 


Ho bisogno di stimoli


Il perimetro
l’area di tutte le cose
il percorso d’occhio tra l’una e l’altra
io ho bisogno di stimoli
non so più parlare di mummie

Il vaso racconta del suo intrinseco
alla sua stessa ombra
condividiamo la stessa polvere
la stessa luce…

I panni stesi sopportano gli schiaffi del vento
impiccati sull’unico filo scansano il sole
senza dirmi niente


* * * 


Non ha più parola


La mia poesia non ha più parola
il tocco dorme proprio nell’ora dell’euforia
la pausa scava solo un deserto di fiori

chiedimi perché solo di fiori
e ti rispondo
che sono misto al miraggio mentale

Anche su quelle onde del mare
le punte bianche sono lacrime amare
apri il sipario, sono tutti ciechi

e tu più di altri ancora
che hai lasciato il tuo tacco a spillo
sull’unico tappeto che ti stava accanto!


* * * 


Di me mi ricordo solo io 


Di me mi ricordo solo io
le voci
le malinconiche parti mutate
quel che più non sono
Il disponibile è sulla panca
è discreto, ancora vivo
porta il rosso dei capelli tagliati
l’unghia consumata dal vizio
il riservato senso dell’educazione

Di me ricorderanno gli altri
il nulla
il bianco di un marmo
la terra bagnata
la mano tesa al cielo


* * *  





1 commento: