Francesco
Paolo Dellaquila nasce a Barletta, città storica sull’Adriatico
meridionale alla foce del fiume Ofanto, che ha dato i sui natali al
famoso pittore impressionista Giuseppe De Nittis e al velocista
campione del mondo Pietro Mennea con il quale Francesco ha
frequentato l’Istituto Tecnico Commerciale.
La
sua prosa, e ancor più la sua poesia, è sempre proiezione di uno
sguardo che amalgama il visibile comune alla percezione individuale
con una particolare predilezione verso l’inconsueto e l’ignoto.
La necessità di raggiungere un linguaggio innovativo e fluido e il
desiderio di comprendere le sue reali capacità, lo spingono ad
iscriversi ad alcuni siti di poesia e a partecipare a diversi
concorsi ottenendo ottimi risultati e consensi. Partecipa alla prima
pubblicazione di un’antologia di poesie e alla richiesta di
inserire un suo racconto breve nella raccolta “Realfiabe” edito
Montedit. Aderisce ad una rassegna di poesia presso il Palazzo
Lambertini di Matera, in seguito viene invitato a “O’Maggio in
Poesia” presso Oliveto Citra in provincia di Salerno e, durante il
mese di agosto, a Polignano a Mare, cittadina che ha dato i natali al
grande Domenico Modugno.
Francesco
conosce la musica ed è iscritto alla SIAE come autore. Ha composto
testi e musiche di alcuni brani raccolti in un CD.
Pubblica
il suo primo libro di narrativa onirica dopo un lungo e meticoloso
lavoro di ricerca poetica durato diversi anni: L’Altro Senso.
Dopo
un momento di pausa e riflessione, decide di scrivere il suo secondo
libro, un romanzo dal titolo: Il mistero del bacio nell'alonerosso di una rosa, storia di un amore che trascina i due
personaggi in un travolgente e avvincente percorso avente lo scopo di
esaltare e descrivere questo nobile sentimento dell’uomo.
()
Di
recente ha pubblicato Semplicemente l’amore.
Dice
Paolo Polvani nella sua recensione:
-
Scrivere d'amore è rappresentare questa dialettica, a volte
impregnata di crudeltà, dei sentimenti. Il titolo della raccolta,
“Semplicemente l'amore”, non lascia dubbi che si tratti di un
vero e proprio canzoniere d'amore. Nessun cielo potrà essere azzurro
– dichiara l'autore, aprendo la raccolta con la visione di un
amore già pacificato, adulto, che ha raggiunto la maturità di un
sentire profondo. La tua dolcezza è l'insieme del nettare di tutti i
fiori del mondo – è un verso che indica in maniera sintetica, come
ben si addice all'operazione poetica, quale sia per l'autore la
visuale amorosa. -
Francesco
è componente del gruppo Teatro d’Arte Web dove, tra l’altro,
cura la realizzazione di video e musiche di sottofondo, pubblicati
sia sulla pagina di facebook che su youtube.
* * *
Il silenzio
Seduto
alle mie spalle c’è un silenzio
che
affoga per metà nel pavimento
esordiente
sgretola le pareti
ha
un nido al buio sospeso sotto l’arcata
sudditi
per silenzio
i
mobili portano lutto eterno
nell’aria
uno spiffero di porta
resta
se entra oppure se scappa
squama
la pelle della schiena nuda
divora
il fulcro bianco delle ossa
s’avvolge
al capo, lega le mani
gonfia
gli occhi e tappa la bocca
è
il silenzio…
inocula
gocce lente di paura
all’apparenza
indolore incalza
propizio
d’essere all’esordio
toglie
anche la morte
* * *
Sono
anch’io animale di poesia
Sono
anch’io animale di poesia
nella
vastità
d’insulse
lingue meglio mute.
Parole
consumate
specchi,
cielo, mare e luna
come
gabbiani
farfalle
fiori,
amore e monti.
Gonfio
di plausi
ossido
bugiardo d’antico in gola
di
tanti verbi sotterrati e rinati
e
riesumati pensieri sciocchi
un
falò alto più di un monte
ed
ecco che anche adesso
non
manca il sempre consumato!
* * *
Ottobre
Non
c’è spazio
se
ottobre non lo dormi ancora sulla sabbia
se
ti lasci cadere la sua notte addosso
e
parli col respiro che ancora non è suo
Ottobre
ha la faccia di un neonato anziano
se
c’è luce
e
non ti lascia subito alla sera
non
avrai più tempo
Una
chiave pende dalla toppa
prima
o poi anch’io sarò amato
portandomi
alla tua porta
saprò
bussare
col
sangue dei fusti già in fermento
e
ubriaco sarai libero con me di fuggire
Ma
è tardi
Chopin
suona il suo notturno
lascia
il suo tempo, lascia tutto
...
è ottobre
* * *
Vorrei
una sera
Vorrei
una sera senza peccato
una
sera con le mani nel fuoco delle stelle
senza
paura di bruciami nel sole
largamente
concesso all’altro mondo
Vorrei
una sera col vero silenzio
non
ingoiato dal dolore del corpo
la
paziente condanna alla quiete
senza
pelle addosso e nulla nel ventre
Vorrei
una sera per amarmi
consumare
il buio con gli occhi nel sonno
svestirmi
lasciandomi nudo
stare
nel freddo sotto un cielo
di
fantasmi che fanno festa.
La
mia arte muore
se
fantasia non tocca l’altro santo
* * *
E
se non avessi più neppure la parola…
E
se non avessi più neppure la parola…
andrei
via
inutile
mi si dica di non pensarci
di
proseguire
di
non dannarmi per capire
porto
lo sguardo rovesciato
l’udito
oltre il suono
odio
e amore oltre confine
in
tasca molte vittorie
ma
anche l’ultima fine
intanto
bussano alla porta
ecco…
mi cercano
sono
venuti a prendermi
finalmente
scoprirò
‘io’ chi sono
* * *
Ho
bisogno di stimoli
Il
perimetro
l’area
di tutte le cose
il
percorso d’occhio tra l’una e l’altra
…io
ho bisogno di stimoli
non
so più parlare di mummie
Il
vaso racconta del suo intrinseco
alla
sua stessa ombra
condividiamo
la stessa polvere
la
stessa luce…
I
panni stesi sopportano gli schiaffi del vento
impiccati
sull’unico filo scansano il sole
senza
dirmi niente
* * *
Non
ha più parola
La
mia poesia non ha più parola
il
tocco dorme proprio nell’ora dell’euforia
la
pausa scava solo un deserto di fiori
chiedimi
perché solo di fiori
e
ti rispondo
che
sono misto al miraggio mentale
Anche
su quelle onde del mare
le
punte bianche sono lacrime amare
apri
il sipario, sono tutti ciechi
e
tu più di altri ancora
che
hai lasciato il tuo tacco a spillo
sull’unico
tappeto che ti stava accanto!
* * *
Di
me mi ricordo solo io
Di
me mi ricordo solo io
le voci
le malinconiche parti mutate
quel che più non sono
le voci
le malinconiche parti mutate
quel che più non sono
Il
disponibile è sulla panca
è discreto, ancora vivo
porta il rosso dei capelli tagliati
l’unghia consumata dal vizio
il riservato senso dell’educazione
Di me ricorderanno gli altri
il nulla
il bianco di un marmo
la terra bagnata
la mano tesa al cielo
è discreto, ancora vivo
porta il rosso dei capelli tagliati
l’unghia consumata dal vizio
il riservato senso dell’educazione
Di me ricorderanno gli altri
il nulla
il bianco di un marmo
la terra bagnata
la mano tesa al cielo
* * *
Bello. . .
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