mercoledì 21 gennaio 2015

Le poesie di Walt Whitman


























dipinto di Robert Lacy



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Io canto l'individuo


Io canto l'individuo, la singola persona,
Al tempo stesso canto la Democrazia, la massa.

L'organismo, da capo a piedi, canto,
La semplice fisionomia, il cervello da soli non sono degni
della Musa: la Forma integrale ne è ben più degna,
E la Femmina canto parimenti che il Maschio.

Canto la vita immensa in passione, pulsazioni e forza,
Lieto, per le più libere azioni che sotto leggi divine si attuano,
Canto l'Uomo Moderno.


tratto da Dediche

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A una semplice prostituta


Non scomporti - sii a tuo agio con me
sono Walt Whitman, liberale e forte come la Natura,
e finché il sole non ti eviterà, non sarò io ad evitarti,
finché le acque non si rifiuteranno di brillare per te,
né le foglie di frusciare per te,
le mie parole non si rifiuteranno di brillare e stormire per te.

Piccola mia, fisso con te un appuntamento,
e ti chiedo di prepararti per essere degna
di questo incontro,
ti chiedo anche di essere paziente e pura finché io giunga.

Per ora ti saluto con uno sguardo eloquente
affinché tu non possa dimenticarmi.


* * * 


Credo in te, anima mia 


Credo in te, anima mia,
l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te,
e tu non devi umiliarti di fronte a lui.
Ozia con me sull’erba,
libera la tua gola da ogni impedimento,
né parole, né musica o rima voglio,
né consuetudini né discorsi,
neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve,
il suo mormorio mi piace.
Penso a come una volta giacemmo,
un trasparente mattino d’estate,
come tu posasti la tua testa
di per traverso sul mio fianco
ti voltasti dolcemente verso di me,
e apristi la camicia sul mio petto,
e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore snudato,
e ti stendesti sino a sentire la mia barba,
ti stendesti sino a prendere i miei piedi.
Veloce si alzò in me
e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza
che va oltre ogni argomento terreno,
io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia,
e io conosco che lo spirito di Dio
è il fratello del mio,
e che tutti gli uomini mai venuti alla luce
sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti,
e che il fasciame della creazione è amore,
e che infinite sono le foglie rigide o languenti nei campi,
e le formiche brune nelle piccole tane sotto di loro,
e le incrostazioni muschiose del corroso recinto,
pietre ammucchiate, sambuco, verbasco ed elleboro.


da Foglie d'erba, Einaudi, 1973  


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Addio mia fantasia


Addio mia fantasia!
Addio cara compagna, caro amore
Me ne vado via e non so dove,
O verso quale sorte, e chi sa se mai più ti rivedrò,
Così ti dico addio, mia fantasia.

Ora per la mia fine lasciami pensare al passato
per un momento;
Il più lento e il più debole battito dell'orologio è in me,
L'uscita, la sera, e subito il soffio del cuore si ferma.

A lungo abbiamo vissuto, goduto, ci siamo accarezzati;
Che delizia ora la separazione - addio mia Fantasia.

Malgrado questo, non farmi aver troppa fretta,
Assai a lungo abbiamo vissuto, dormito, ci siamo purificati,
ci siamo fusi in uno;
Allora se noi moriamo, moriremo insieme, (Si, rimarremo uno)
Se andiamo in qualsiasi luogo,
andremo insieme incontro a ciò che avverrà.
Forse staremo meglio e saremo più allegri
e impareremo qualche cosa,
Forse sei tu stessa che ora veramente
mi conduci verso i veri canti, (Chi lo sa?)
Forse sei tu la sfera mortale che realmente distrugge,
riduce così - ora finalmente,
Addio, e salve! mia Fantasia.


* * *


La voce della pioggia 


E tu chi sei? chiesi alla pioggia che scendeva dolce,
e che, strano a dirsi, mi rispose, come traduco di seguito:
sono il Poema della Terra, disse la voce della pioggia,
eterna mi sollevo impalpabile su dalla terraferma e dal mare insondabile,
su verso il cielo, da dove, in forma labile,
totalmente cambiata, eppure la stessa,
discendo a bagnare i terreni aridi, scheletrici,
le distese di polvere del mondo,
e ciò che in essi senza di me sarebbe solo seme, latente, non nato;
e sempre, di giorno e di notte, restituisco vita alla mia stessa origine,
la faccio pura, la abbellisco;
(perché il canto, emerso dal suo luogo natale,
dopo il compimento, l'errare,
sia che di esso importi o no,
debitamente ritorna con amore.)


in Capitano! Mio Capitano! Mondadori 1996. 



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Odo cantar l'America


Odo cantar l'America, odo i canti molteplici,
Quelli degli operai, ciascuno canta il suo come di dovere,
forte e giocondo,
il falegname canta, mentre misura l'asse o la trave,
Il muratore canta, mentre va al lavoro o ne torna,
Il battelliere canta ciò che gli conviene sul battello,

il marinaio canta sul ponte del piroscafo,
Il calzolaio canta seduto al deschetto, il cappellaio in piedi,
Il canto del boscaiolo, quello dell'aratore che la mattina si avvia ai campi,

o durante il riposo meridiano, o al tramonto,
Il delizioso cantare della madre, o della giovane sposa che lavora,

o della ragazza che cuce o lava.
Ognuno canta ciò che si addice a lui, a lei, e a nessun altro,
Il giorno ciò che si addice al giorno - di notte la compagnia
di giovani robusti e cordiali,
Cantano a piena voce i loro forti canti melodiosi.


da Foglie d'erba, Einaudi, 1973 

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Quando i lillà fioriranno 


Quando i lillà fioriranno, l'ultima volta,
nel prato davanti alla casa
E il grande astro nel cielo d'occidente
calava presto la sera
Io ero in lutto, e sempre lo sarò,
ogni volta che torni primavera.
Primavera che sempre ritorni,
sempre mi porterai questa triade,
i lillà perennemente in fiore,
l'astro che tramonta ad occidente

Ed il pensiero di colui che amo.


tratta da In memoria del Presidente Lincoln 


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O Capitano! Mio Capitano! 


O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.

O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgo - per te è issata la bandiera - per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri - per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
E' solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili,
non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
la nave è all'ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate coste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
Percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.


tratto da In memoria del Presidente Lincoln 


Oh Capitano! Mio Capitano! 


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