sabato 27 luglio 2013

Le poesie di Redent Enzo Lomanno


Redent Enzo Lomanno è nato a Moncalieri (TO) nel 1976. Inizia a scrivere per svago, per poi intensificare la sua produzione. La poesia rappresenta per lui qualcosa che va al di là di un semplice tratto: è una cura. (Morte, dolore, povertà non mi spaventano… mi spaventa di più l’inchiostro di un calamaio secco, inutilizzato, defunto nella mancata empatia della società odierna)
Ha iniziato a pubblicare i suoi testi su Scrivere.info, 
http://redentenzolomanno.scrivere.info/ 

Gestisce il Blog “Bibbia d'Asfalto – Poesia Urbana e Autostradale”  assieme ad altri autori con cui cerca di rendere fruibile attraverso la rete  poesia e l'arte in generale.
http://poesiaurbana.altervista.org/

E' presente su diverse Antologie e altri siti di poesia. 


° ° ° ° ° 


Zolle


Ho fertilizzato la mia terra
nella speranza della raccolta

Il suo verde retorico 
mi sbocciava sui davanzali
Come una sosta continua di ore a riproporsi
o ricordi antichi del mondo che mi sta sotto

Ho allagato i miei campi
in ogni piccolo centimetro
aspettandomi grandi risultati 
da questi lievi solchi terrosi

Con fatica e dedizione
ogni giorno, ogni momento
ho atteso 
e atteso 
e atteso

un semplice Fiore


° ° ° ° ° 


La spinta dei miei Venti


Lo raccolgo il tuo sospiro
raggomitolato in terra
nell’attesa della spinta dei
miei venti

Dove foderati dolori
non si confondono bene
con i sorrisi, amore mio

Ed è inutile negare la nascita
di quelle piccole gemme
regalate ad occhi chiusi
nella notte

Quando? Quando il tuo sospiro
solleticò l’indegno ospite?
Quando le spose
smisero di vestire il bianco
per te, Amore mio?

E poi, poi t’illudi
t’illudi dell’amore
t’illudi della speranza
E quanta, quanta forza ci vuole
per illudersi così? Per credere così?

Io non concepisco, non ho occhi
e non attecchisco un sol giorno
delle mura dei tuoi crollati Templi

Delle tue corse e delle tue meraviglie,
così solitarie ed incomprese dal tempo
dagli uomini e dagli Dei

Il tuo brillare limpido
il tuo donare senza remore
ogni cosa, senza remore
non lo concepisco

Il mio cuore è troppo piccolo
per così tanta, tanta bellezza 


° ° ° ° ° 


Se tanto Tace


Se tanto tace il vento
e delle finestre luci semichiuse,
in questo frusciare d’auto rosse
tra marciapiedi di pedoni distratti.

Se tanto tace dentro, il vento
è solo per i tuoi occhi d’ora.
Quel divorare inquieto, sulle labbra
del mattino.

E mi tace, questo silenzio denso
mi comprime in un abbraccio
di speme e lussuriosi sottoscala

Le serrande di negozi sfitti,
il vociare sommesso di chi sa.
Di chi ha speso ogni barlume
di quest’aria calda che racchiude.

Se ogni cosa tanto tace.
E’ solo sfera di sospiri imprigionati
in un sogno lontano ed autunnale.

Di foglie, scivolate dall’albero
lentamente
alla fine dell’amore.


° ° ° ° ° 


Musica all'Alba


Fu volo sereno nello sguardo truce
d’occhi aperti e splendenti!
E nel nero a scivolar d’abisso implume
di note stridule, altissime e screziate

Gioia sui porpora!
Gioia di fronde smosse agli smeraldi!

Di vento impeto la pelle schiava
ad un rintocco di Viola
o d’amante Contrabbasso, laido e penetrante
come calendula al giogo del sole

Oh la dolce frenesia del violino assorto.
Nel pizzicare aria e cielo il gran connubio
ed è segreto in vesti divine
nelle sottane sacrali di un’overture

La forza dei Corni e gli Ottoni
sulle placide linee dritte
dell’Oboe, come tana per il cuore

Così, d’ogni passo
sulle pause seguì il balzo.
Ché di nuovo giù, a fondo e giù
asimmetrico fu lo schianto verso il blu

Che di nuovo su, in alto e su
l’anima ad archetto
- in un fremito -
la sua perfezione


° ° ° ° ° 


La Difesa della Brina


Degli occhi d’ora, riconosco l’ombra
Il cristallo logoro dal male.
Opaco d’altitudine poco consona
al tempo che m’incalza
Non vi è raggio né arsura né anima
solo il mesto chiacchiericcio d’acque reflue
ed il lento movimento da sempre conosciuto,
sulle rive a consumare
Se scorgessi le mie ore, d’ un istante solitario
o solo i miei secondi. Non avresti che il Freddo
delle gelate stradali e delle brine notturne la bellezza
Il candore del Bianco raffermo e impermeabile
di cuori erosi al vento dell’abbandono
mentre dei cenci le mani alla ricerca d’appigli
La caduta senza corpo, solo questo avresti
Il dover abbattere un momento alla volta
tutto ciò che il tempo ha dimostrato
del vivere terreno
Se vedessi attraverso i miei occhi d’ora
una volta sola e vera
Non avresti la certezza
né matematica lungimiranza
Ma solo il cruccio del non percepire
Attraverso il ghiaccio che mi ricopre
il significato di tanta indolenza
al mondo caldo che si scopre


° ° ° ° ° 








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