lunedì 25 febbraio 2013

Le poesie di Giancarlo Serafino




Giancarlo Serafino (Campi Salentina 16 luglio 1950) ha pubblicato nel 2003 “Passaggio d’estate”, Zane editrice, con la presentazione di Giuseppe Vese. Sempre nel 2003 è stato Premio Athena per la poesia “Nenia che galleggia sull’Adriatico”. Ancora per la Zane Editrice nel 2007 ha pubblicato “Per canto e per amore” con la presentazione di Giuliana Coppola. Nel 2011 per i caratteri della CFR edizioni, ha pubblicato “Poesie sociali e civili” a cura di Gianmario Lucini, con note di Enzo Rega e di Antonio Spagnuolo. Nel 2012 è terzo al premio Don Milani per la legalità e la responsabilità. Sempre nel 2012 pubblica Città Fenicie per i caratteri di CFR, prefazione di Arnaldo Ederle, . È presente nelle antologie “Impoetico mafioso”, “Salento Silente”, “La giusta collera”, “Oltre le nazioni”, “Ai propilei del cuore”, “A che punto è la notte”; ultimamente è stato inserito nel primo volume della CFR “Enciclopedia degli autori di poesia dal 2000”. È poeta apprezzato anche nel web, dove sue poesie appaiono in diversi blog e in gruppi poetici come il gruppo “Cenacolo” che gestisce. Alcune sue poesie sono pubblicate in riviste di cultura poetica. Docente e Psicologo vive e lavora a Lecce. 


* * * 


NUVOLE


Passano sopra il capo
treni di nuvole
coprendo gli specchi del cielo.
Chi ha visto la chioma
della mia bella
risplendere tra la cenere
dell’immenso foglio?
Ella mai fu di creta
ma venne da me un giorno
e svanì la sera
con la caduta degli ibischi.

Breve giovinezza!

Ora la notte
ti cerco
tra sentieri di cicale
e più non fuggo
il biancheggiar delle ossa
sotto la luna.

Il mio desiderio per te
è il più forte.


(da "Passaggio d'estate 2003)

* * * 




LA CARBONELLA


Se ben ricordo l'odor della carbonella
rallegrava la casa e si spandeva dal bacile
di malta fin su i vasi delle angoliere.
Poi tutti intorno al bacile assaporavamo
il calore che calmava le mani impietrite
dal freddo. Mio Padre ringraziava il freddo
quando tornava a casa con diecimilalire
e poca carbonella nel carretto.

Ti vedo ancora Padre felice per quelle lire
in più che servivano alla nostra vita dignitosa
e per questa vita respiravi carbonella fino a sera,
ma un po’ di vino ed una focaccia di patate
ti davano il sorriso e la forza di scherzare
ancora vicino al bacile rosseggiante
che ci scaldava e ci teneva uniti nella sorte.

Se guardo il cielo di notte vedo ancora
il tuo carretto che riversa carbonella
in ogni angolo dell'Infinito. Dopo che hai
scaldato gli uomini ora so che ti prendi cura
degli immortali e per questo continuerai
a respirare carbonella ed a sorridere.


(da "Passaggio d'estate 2003) 


* * * 


CURVA IL GABBIANO IL VOLO


Curva il gabbiano il volo
velando un’ala di cielo:
il mio cielo trapunto
ardente di un desiderio
tenace di luce.
Disteso su un‘ara
immoto
lo fisso mi fissi.
Se esisto
esisto nel sogno di un Dio.


( da "Per canto e per amore")


* * *  


AQUILONI E PAROLE


Partono
aquiloni e parole
con fili o senza
cablogrammi di resurrezioni
non annunciate
sillabe in costruzione.

Se ci toccammo
in una circolarità di energia
fu per il gioco
di vincere l’apatia col fuoco.

Poi il vento divorò gli aquiloni
ma le parole
dove vanno le parole
dove finiscono…
s’incamminano forse da sole
tra la cenere che resta del fuoco
che vinse l’apatia,
oh le parole
partono e vanno.
Dove?

Poi in una notte insonne
le ritrovi orme
vicino a carcasse di delfini.


(da " Città Fenicie")


* * *  


NEL BUIO


Per colpa di una zanzara
ho aperto un occhio
l’altro è rimasto serrato
e alla serranda ho chiesto conforto.
Il buio non lasciava scampo
dalla finestra nemmeno un ritaglio.
Non ho tremato, né mi son perso
che al buio da tempo mi sono abituato
ci cammino ogni giorno in pieno sole
non che sia cieco, ma cieco mi pare
ogni posto
è come se camminassi nel ventre di un mostro
di cui non oso immaginarne la postura
sicuramente informe come le oscillazioni
delle borse, le politiche planetarie,
le benedizioni frettolose
ed altre simili cose
che alcuni giurano che esistano.
Ma io non vedo e non vedo…
e non so cosa vedano!
Spero solo che sia defecato dal mostro
forse fuori dalla merda vedrò un po’ di luce.


(da "Poesie sociali e civili") 



* * *  


L’IDEALISTA 


Ho provato a camminare sull’acqua
come ho visto fare a tanta gente
ma non mi riesce!
Allora ho tentato di mutarmi in pesce
per esser muto con occhio vermiglio,
inutile!
Mi son detto: faccio il randagio che mi vien bene
ma a sinistra i bivi son tanti e confondono la via
così quando ho alzato la testa per chicchessia
l’hurrà mi si è strozzato subito in gola.
Ho tenuto finestra aperta perché entrasse
un po’di mondo, ma l’unica ferrovia che passa
da casa mia non ha fermate, né stazioni.
Mi son chiesto se tutto ciò abbia fondate ragioni,
se è solo una questione di demagogia
restare fuori da ogni carrozzone.
Ma ora basta! Non voglio morire tra gli ignavi!
Non devo tentare di galleggiare sull’acqua
né stare zitto, qualcosa devo fare, rispolverare
qualche bandiera, qualche canzone, almeno un grido…
ma poi? Mi diranno….ecco guarda quello, l’idealista
brav’uomo, un po’ matto, fuori da ogni lista…
Per me sarà gran vanto! 


(da "Poesie sociali e civili")


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SEGUI IL GABBIANO 


Segui il gabbiano
seguilo con lo sguardo fino all’orizzonte 
è lì che affiora un fiore di carne,
petali che avevano stigmate di sole
come l’Aprile di oggi
che ha il calore delle tue mani.
Guarda! Un papavero di sangue
arrossa sulla crosta
di aghi nell’ordinario pasto
di dissipazione…
Ora odi il rosario delle madri
tra le querce lungo i viali
nonostante la pioggia,
e dalla spiaggia
quel sordo sparo
che si dona al buio
intriso di una storia tutta sua
consunzione di una sperequazione
tra il volere e il negarsi
alle voglie
quando si balbetta sul trapezio
e la vita non è ancora morte
e neppure più vita.
Così senza saperlo
vai per la scoscesa
attimo di screzio
in una umanità dissolta. 

Ma tu mi ami? 

Se dal mondo oggi mi porti dolori
allatterò cicuta dal tuo seno
bel seno che vibra al tocco
delle mie mani.

Ma tu mi ami? 


(da " Città Fenicie") 


* * * 



1 commento:

  1. Leggere le tue poesie è un vero piacere: hanno un linguaggio intimo, come in un dialogo con se stessi, ma hanno lo strano potere di creare empatia. Qualcosa su una che mi ha particolarmente colpito, "La carbonella" Qui le immagini ricordo sono limpidissime : grandeggia la figura del Padre, semplice forte e laborioso , capace di dare serenità e calore, ben oltre quello proveniente dal " braciere rosseggiante". Un ricordo impresso nell' anima che si fa Poesia, limpida e commovente. Perchè quando una persona vive un' esperienza vera , quando sperimenta un' armonia con sè e con gli altri , questa riesce sempre ad esprimersi in una Bellezza. Come in questa tua Poesia.

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