Valdo Immovilli è nato a Reggio Emilia. Attualmente vive ad Albinea. Le sue prime poesie sono uscite all’inizio degli anni ’70 sulla rivista TAM TAM, diretta da Adriano Spatola. Per diversi anni ha collaborato con TAM TAM e le edizioni GEIGER. Ha pubblicato il suo primo libro nel 1977, con il titolo sarcastico e provocatorio “Mi faranno santo”, iniziando un “viaggio” che trova una sua conclusione nel 9191 con la pubblicazione di “Parigi e le altre”. Le sue poesie sono state pubblicate in diverse riviste e antologie in Italia e all’estero. Recentemente ha pubblicato il suo primo romanzo "Il Cacciatore di Mosche" con lo pseudonimo di Aldo Komenov
* * *
I love Neda
(poesia contro la distrazione di
massa)
Tutto è stato detto, e tutto deve
essere fatto.
E così sarà finché Neda muore.
Quanto tempo passerà ancora,
quante volte ancora Neda dovrà morire
così,
ancora, stupidamente.
Oh, Neda, in questo preciso momento,
che
sono le 4,52 ora di Roma, fuori
albeggia:
gli usignoli cantano, e libera
nell'aria
il gelsomino il suo profumo.
Tu dove sei, Neda, cosa hai mangiato
oggi?
dove hai dormito, cosa ti ha detto tua
madre
per rassicurarti, se è ancora viva,
se non è stata violentata o massacrata
nell'anima e nel corpo da qualcuno
che non sa, e non saprà forse mai che
poteva avere una alternativa migliore.
Stai con me Neda, resta ancora nei miei
occhi
e nella mia memoria.
Non lasciare che la distrazione mi
porti via.
Solo allora, solo quando io smetterò
di distrarmi
tu potrai smettere di morire.
***
Io chi sono, dentro i confini
dove respiro.
Esisto nel mondo che penso
come l’erba
che non confina col prato
come foglie che filtrano la luce
e vivono di luce.
I pensieri sono come nuvole
senza confini, che poi si sciolgono
e anch’io.
Scrivere una poesia? Scriverla per te,
per parlarti per dirti chi siamo,
oltre i confini, dove ci perdiamo.
***
Scrivo una parola.
Come una luna piccola e acerba
in una notte d’inverno.
Un incontro per poco mancato
un conto perfetto che non torna
un amore che non viene ricambiato.
Una rosa fecondissima che solo
per pigrizia non germoglia.
Scrivo una parola, e la guardo.
* * *
Certe foglie ingialliscono
prima, sugli alberi
e nella vigna. Così l'autunno
giorno dopo giorno viene.
Quando l'inverno viene
viene anche il silenzio
nelle strade di campagna
dove cammino sotto la neve.
Anche la primavera viene.
Si sente il profumo
del biancospino bagnato
e delle foglie fresche.
E migliora il tempo
se migliora il cuore.
In estate è così chiaro il giorno
e le nuvole aperte volano
lontano.
***
Chissà a cosa pensano
i rami delle querce scarmigliati
dal vento.
E le cinciallegre
e i corvi mentre gracchiano
e le pecore che belano
e i leoni che ruggiscono.
Ma soprattutto noi:
più alberi degli alberi,
più usignoli degli usignoli,
più pecore delle pecore,
più conigli dei conigli.
da "Parigi e le altre"
1991
* * *
Personaggi ed interpreti
La donna amata
Margherita
I tre orfanelli
Orfeo
Il principe
Un certo numero di animaletti
Un vaso traboccante di lacrime
Altre lacrime
L’amante segreta di Orfeo
Un altro Orfeo
La notte
I giullari
Altre scomparse
* * *
Tutto questo senza parlare, senza gesti
sconnessi
delle membra, senza emettere suoni,
senza affollamenti,
senza promesse da appendere tra il
fogliame
senza misure.
Noi non andremo al cinema in autunno
(il dolce autunno),
bucheremo una gomma un giorno e
resteremo impantanati
laggiù, a maledire l’ora e i santi.
Vedi quante formiche ci sono?
Facciamo tutte le prove, con calma:
Un vestito nuovo, le scarpe,
l’asciugacapelli l’anellino,
la camicia da notte ; tutto pronto,
tutto prenotato.
Senza dita tra i capelli, senza mani,
senza palmi,
senza pelle, senza labbra....., senza
labbra.
* * *
Da tre giorni ormai vivo ad umore
costante.
Vista in tram di sfuggita,
non so cos’altro avrei potuto fare.
Non mi piace il mare
e il suo ondeggiare.
Poi di nuovo sul tuo
cavallo, e il posto
dove ci fermammo un giorno.
Già ti penso morbosamente e non so
cosa mettermi.
* * *
Che luna folle in cielo
questa notte
voglio scrivere la prossima poesia.
* * *
Salgo verso sera sulle colline con la
mia moto e già arrivato spengo anche
il motore se spaventa grilli e
cavallette
in mezzo all’erba.
Lassù si vede: anche i corvi
che girano in agguato sul grano, ma non
è
maturo e ancora le sue foglie hanno
tempo
per accarezzarsi.
Il verde dei pini è il più strano,
e i fagiani s’affogano dentro la
macchia
dove le tortore s’innamorano piano.
* * *
Ed eccola lei di nuovo che mi parla di
Parigi passando
per la Spagna deliziosa col suo accento
caldo meridionale.
Come se il passato e la realtà
coincidessero per un istante.
Per te osservo quieto in questo maggio
inoltrato alcuni
misteri che emergono dalla vita.
Il dolce miele naviga gli occhi, vedo
alberi estivi in penombra
e mescolate lacrime mi prendono il
cuore, vorrebbero cullarlo.
Ho dormito così poco questa notte
attendendo
che l'aria ferma notturna rinfrescasse.
Verrai? Oggi verrai e mi dirai tra le
belle
labbra socchiuse chi siamo noi: che noi
siamo
la rigogliosa foglia che sempre
rinasce.
* * *
Nevica suI tergicristallo.
(la neve è come la volevamo noi
come l’abbiamo sempre sognata)
Fumo allora questa sigaretta
tranquillamente.
Tranquillamente, rivedo il passaggio
dei pini.
Aspetto, riapro la porta e la
parentesi.
* * *
L’alba delle cose
Si accorse che il destino
ancora una volta li aveva portati là, riconobbe il luogo e vide la
porta d'oro illuminata dal sole.
Preso dall’entusiasmo
provò a spingere, anche se sapeva bene quanto fosse inutile; cercò
allora la chiave e la vide, ma non poteva alzarla da solo e nemmeno
girarla nella toppa i giri necessari: tre volte a destra e poi
avanti, e poi due a sinistra.
Cercò dunque aiuto, ma
era come se il vento portasse via le parole, non riusciva a
comunicare coi compagni: "ecco... siamo arrivati”, provò a
dire, ma vide che tutti erano girati da un' altra parte e la sua voce
era flebile. Riprovò di nuovo “siamo arrivati, l’abbiamo
trovata, è la porta d’oro, ne avevamo parlato, vi ricordate?”
Era come se parlasse al
vento, come se le parole svanissero nell’aria prima di raggiungere
le orecchie.
Sapeva bene che tutto,
tutto era là, dietro quella porta; tutti i sogni, tutte le speranze,
tutte le risposte. Dietro quella porta c'era tutto ciò che gli
uomini stanno cercando da sempre; il senso e l’origine della vita.
Sapeva che gli uomini erano stati generati in quel luogo, venivano da
là e là sarebbero ritornati, e questo era sicuro come una freccia
che lanciata verso l'alto sicuramente ricadrà sulla terra.
Improvvisamente sentì un dolore profondo; il cuore, che prima stava
palpitando di gioia divenne pesante e affannoso, ebbe paura, sentì
che la paura aveva il potere di portarlo via.
La paura generò un senso
di colpa potentissimo: "è colpa tua, hai sbagliato" gli
urlava feroce nelle orecchie, ma conosceva bene quella voce, e sapeva
che questa volta non l’avrebbe ascoltata.
Cercò il respiro e si
rifugiò in esso, come un bambino che si aggrappa al seno della
madre. Vide che era solo, gli altri si stavano già allontanando,
tornavano a valle. Era stata una splendida giornata, erano felici e
tornavano con gioia alle loro cose; alla famiglia, al lavoro, alle
loro occupazioni quotidiane.
La paura divenne
fortissima, l'avvolse un senso profondo di solitudine; guardò verso
il bosco, era autunno, le foglie cadevano dagli alberi girando
allegramente su se stesse, come coriandoli. Il sole scendeva
lentamente colorando le nuvole e il cielo, alcuni raggi limpidi
sprigionavano una luce potentissima. La porta d'oro risplendeva,
luminosa come uno specchio.
Immaginò, aveva molta
fantasia, che una fata fosse uscita dal bosco e fosse venuta in suo
soccorso; il cuore ritornò leggero e un sorriso lieve rigenerò le
labbra. Salì su una roccia e si sporse, i compagni erano ormai
lontani, pensò di chiamarli, ma quante possibilità aveva che lo
sentissero? Se non lo avevano sentito quando erano vicini, come
potevano sentirlo ora che si erano allontanati?
Molti dubbi apparvero
nella sua mente. Era veramente quella la porta d’oro? Era lui in
grado di presentare delle prove certe? E se non fosse altro che una
fantasia? Una sua fantasia? Poteva rischiare di farli tornare
indietro per nulla? Era come se la porta d’oro non fosse altro che
un sogno, un’illusione.
Si avvicinò allora alla
porta d’oro e provò a toccarla, ne sentì la consistenza, la
superficie liscia perfettamente levigata, cercò un indizio, un
segno, ma non trovò nulla.
Percepiva un ricordo
vago, lontano. Sapeva di essere già stato in quel luogo, ma non
aveva alcuna prova concreta; qualcosa che provasse l’esistenza di
quel mondo, una prova certa.
Nulla, non trovò nulla.
Il sole era ormai tramontato e anche la porta d’oro smise di
brillare, non la vedeva più.
Si avviò allora verso
valle, in cielo apparve la prima stella. Si era fatto tardi, allungò
il passo e raggiunse i suoi compagni. “Dove sei stato?” gli
chiesero. “ Oh, nulla, mi sono fermato a guardare il tramonto, è
molto bello, a un certo punto ho avuto la sensazione... “ Stava per
parlare della porta d’oro, ma poi si tacque, pensò che era una
cosa troppo grande, si vergognò di credere a una simile leggenda. Se
poi avesse detto “ma io l’ho vista, l’ho toccata”,
sicuramente l’avrebbero deriso. Così, non disse nulla, e cercò di
dimenticare, di convincersi che era stato davvero un sogno, uno
scherzo della mente, una illusione. Ma per quanto si sforzasse, non
riusciva a dimenticare, c’era in fondo al suo cuore una nostalgia,
un profumo intenso, infinito.
* * *
per ulteriori informazioni:
Il Sito del Cacciatore di mosche
Pagina Facebook de "Il cacciatore di mosche"
Aldo Komenov è il poeta. Ma non solo perchè scrive poesie.Egli vive da poeta e nulla lo colpisce e lo orienta senza poesia. Nel suo romanzo tutto questo si manifesta con grazia, umanità, senso di democrazia con l'universo, il sogno e gli altri.Sono grata a lui per tutto quello che riesce a trasmettere e sono grata alla nostra pagina che ospita poeti che sanno esprimere davvero qualcosa.
Una seconda lettura del romanzo, ha confermato la mia teoria di una storia che è la storia di tutti, nel paese dei ricordi e delle ambizioni.
Ogni personaggio assume l'importanza delle cose che viviamo e che forse non ci raccontiamo mai o troppo poco.
La poesia stessa, che ritorna spontaneamente, è ciò che manca ad ognuno di noi. E' una condivisione che va oltre la tipicità delle relazioni e dei confronti, diventando maggior ispirazione di benessere. Quest'ultimo, è la percezione finale. E' il vero "cammino" nel libro, con il libro. Un benessere che ti avvolge pagina dopo pagina, e ti accompagna in un mondo di "sogno" che ti appartiene, ed ha l'unica pretesa di essere "possibile", un bene reale, intelligente. (Sonia Tri)
Una seconda lettura del romanzo, ha confermato la mia teoria di una storia che è la storia di tutti, nel paese dei ricordi e delle ambizioni.
Ogni personaggio assume l'importanza delle cose che viviamo e che forse non ci raccontiamo mai o troppo poco.
La poesia stessa, che ritorna spontaneamente, è ciò che manca ad ognuno di noi. E' una condivisione che va oltre la tipicità delle relazioni e dei confronti, diventando maggior ispirazione di benessere. Quest'ultimo, è la percezione finale. E' il vero "cammino" nel libro, con il libro. Un benessere che ti avvolge pagina dopo pagina, e ti accompagna in un mondo di "sogno" che ti appartiene, ed ha l'unica pretesa di essere "possibile", un bene reale, intelligente. (Sonia Tri)
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