sabato 23 febbraio 2013

Le Poesie di Sonia Tri (2)































Già traballano sui rami
e accolgono luce
per scaldarsi l'ultima volta.
Piccole Penelopi
su tele d'asfalto
e ricordi che non
si disfano la notte.
Andare, le foglie...
Andare, come foglie...


* * *


Cercavo un posto dove stare,
qualcosa da dire.
Senza confondere
luoghi e idee.
Costruire parole per abitarle,
percorrerle fino a te.
Mi aspetterai?
Ci sono luoghi che non ho visto.
Miniature
dentro boules de neige
che capovolgendosi
fanno sorridere.


* * *


Portami con te.
Sullo sterrato umido,
non si sentiranno
i nostri passi.
E le nostre parole
impiegheranno
solo pochi attimi
per affondare nel silenzio.
Tu conosci la strada?
Allora la segnerò
con le briciole di Pollicino.
Che si perda per sempre
e noi arriveremo all'inferno.


* * *


Festa nel meleto


Erano i giorni dei meli fioriti.
Chiome di corolle ad impigliare
il cielo indeciso.
Sagome che gestivano
le ombre pacifiche sullo sterrato,
agitandole come
imbarcazioni invisibili
in un mare immaginario.
La perfezione era la fragilità
delle ore che trascorrevano,
lasciandoci
con quelle prove sole
a guardare Dio.
Le sue distanze tra un petalo
e l'altro di un fiore,
tra una rotta e l'altra
del viaggio.
Anche i meli si stupivano di noi,
vedendoci sorridere senza fiori
sulle nostre braccia.


* * *

Cosa vuoi sapere di noi?


Cosa vuoi sapere di noi?
Siamo istanti e creta.
Siamo pistilli su steli molli
e vento che feconda.
Siamo i fondali degli oceani
e spirali diurne dei deserti.
Siamo parole che
camminano
rasenti murales nel cielo,
E siamo notti per pensare,
rotaie e stazioni senza fermata.
Siamo cornici
per quadri daltonici
e aria che li asciuga piano,
che asciuga tutto.


* * *


Parole che non ti dico 


Parole che non dico,
ma vedo.
Parole di carne
che nessuno ha salvato.
Sussurrate,
non per amore,
ma per paura.
Vergogna che le sfiora
con mano che trema
e le copre,finalmente,
con la sua coperta
di filo scuro.
Parole che tu dici
che ho dentro,
amico mio.
Ma io dentro,
oggi,
ho solo freddo.


* * *


Lasciami credere 


Lasciami credere
che siamo come corolle.
Che cadiamo dai rami
degli alberi
senza dolore.
Che qualcuno
ci raccoglierà
per il colore nuovo
che avremo sulla pelle.
Non è mai morte:
così decido per me
e per te
che hai il coraggio
negli occhi
e nella voce;
denudando questa stagione
mentre assopisce il sole.
Saremo mucchio
ai bordi dei marciapiedi,
con qualche barbone
ed i suoi cani.
Saremo attesa di verde
per chi verrà
ancora.


* * *


Novembre


Solo ora ti guardi attorno.
Ora che il tempo ha chiuso
le sue porte e fuori nevica.
Sei vestito di ritagli di parole
e graffiato dal freddo.
Un albero novembrino.
A vantarsi, solo, della chioma estiva
al cielo,
quando c'era il cielo
e tu ne rubavi frammenti,
senza essere visto da nessuno.
Non immaginavi che certe colpe
si pagano, credendo d'essere felici.
Lasciami guardare
come muoiono le illusioni
e quanto davvero poco duri
la felicità rubata a chi non ha colpe.


* * * 


dipinto di Anna Burighel 

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